Atrio del Castello
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Gentile visitatore.
Ci troviamo all'interno dell’atrio quattrocentesco. Di fronte a te, si evidenzia la parete principale con la scalinata a sinistra del quattrocento, che conduce ai bellissimi portali della Foresteria e del Salone delle Feste. Scorrendo con lo sguardo verso destra, puoi ammirare le due grandi finestre in stile classico . Ancora dopo, due balconcini anch’essi sormontati da un portale classico, da cui potrai affacciarti dalle stanze affrescate al primo piano. Subito a destra, la loggia che immette nella Cappella.
Le architravi del portone che introduce al salone delle Feste e le due finestre attigue, sono sormontate da alcuni scudi che rappresentano una gru, allusiva della casata La Grua; altri mostrano tre zolle di terra, probabilmente simbolo dei Chiaramonte.
Alla sinistra del piano terra si notano tre porticine che immettono nel salone delle arcate, un tempo destinato alle stanze di servizio e di magazzino per gli approvvigionamenti del Castello. Sotto la scalinata si accede allo spazio che un tempo era destinato alle scuderie.
Ti descriverò successivamente, nel dettaglio, lo stile architettonico delle singole porte e delle singole finestre.
Le due porte poste accanto alla loggia della Cappella, immettono negli ambienti che un tempo erano adibiti a sala di ritrovo e alla Biblioteca.
Alla tua destra trovi due scalette, attraverso un corridoio stretto, portano una verso il bastione e l'altra nelle torri esterne, attraverso un camminamento posto sul muro su cui si apre il portone di ingresso principale. Su questa parete insiste una fontanella su cui era presente un puttino di marmo.
Alzando lo sguardo puoi vedere le due torri: quelle del Campanile e la Torre Principale.
Sono queste di una fattura rara, sia per la merlatura, sia per i fregi che vi sono applicati.
L'usura del tempo, le intemperie e soprattutto l'incuria hanno corroso molta parte di esse.
Una di esse, quella campanaria, colpita da un fulmine verso il millenovecentotrenta, è stata rifatta, in uno stile che risulta non integrato con la struttura del castello. Il cornicione della parete centrale interna era dominato da uno sparviero, pezzo raro dell'artigianato egizio, che rappresentava il dio Horus.
La statua in basalto nero, alta quarantasei centimetri, raffigura il dio Horus, figlio di Iside e Osiride, rappresentato come un falco, divinità appartenente alla religione dell’antico Egitto.
Era il signore della profezia, della musica, dell’arte e della bellezza, fu poi identificato come il dio sole.
La statua era posta sui tetti probabilmente con intenti apotropaici: per allontanare o ad annullare un influsso magico maligno. Oggi la statuetta è esposta presso il Museo Civico del Chiostro dei Carmelitani di Carini.
Spostando lo sguardo sulla tua sinistra, sulla parete su cui è appoggiata la scalinata quattrocentesca, possiamo osservare una struttura moderna, risalente ai lavori di restauro che furono avviati intorno agli inizi degli anni ottanta in seguito alla donazione effettuata nel millenovecentosettantasette da parte degli eredi della famiglia La Grua Talamanca, in seguito al crollo dell’ala ovest del castello nell’aprile del millenovecentosettantasei.
Questa zona del Castello, conteneva gli ambienti residenziali all’epoca di Vincenzo secondo, La Grua, e della moglie, la Baronessa Laura Lanza di Tràbia.
L’oblò posto al centro della parete ricorda la posizione su cui era posto un grande stemma della famiglia La Grua, raffigurante una gru inserita in una ghirlanda di foglie di acanto, andato distrutto con il crollo della parete.
Adesso ti invito a proseguire il tuo percorso di visita, recandoti verso il Salone delle Arcate e le sale della Biblioteca del Castello.